Polistil Sorpasser

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Un post da poco pubblicato da parte di un amico del nostro “Gruppo di Giocattoli per passione”, mi ha dato l’idea di pubblicare una scheda dedicata alla mitica pista “Sorpasser” della Polistil, storica azienda milanese che aveva sede produttiva a Chiari (BS).

L’azienda, nata nel 1955 come APS-Politoys (poi diventata Polistil per evitare di essere confusa con l’inglese Palitoy), all’inizio degli anni Sessanta immette sul mercato le prime macchinine elettriche (meglio dette slot car) con il marchio Policar. Questo fino al 1974 quando il marchio viene assimilato al marchio Polistil.

Sorpasser (TCR Total Control Racing), uscita nella seconda metà degli anni Settata, era un’autopista elettrica davvero unica che permetteva, forse per la prima volta, di guidare le auto al pari di quelle vere: non ci credete? A differenza delle autopiste più classiche, per intenderci le classiche Policar con i binari di metallo argentato dotati di solchi, con Sorpasser era possibile cambiare corsia. Il claim dell’epoca infatti recitava: “Pista per inseguimento a percorso non vincolato”.

Le macchine non montavano, in corrispondenza dell’asse delle ruote anteriori, il dentino che permetteva loro di seguire il tracciato rimanendo in traiettoria ma erano dotate di lamelle metalliche mantenute premute sulla pista da piccole molle. Il collegamento elettrico alle macchine era garantito da ulteriori lamelle, tre per ogni corsia, poste in verticale sul tracciato a filo pista: queste permettevano alle macchinine, azionando un comando posizionato sulle corrispondenti manopole di guida, di cambiare corsia simulando incredibili sorpassi. Inoltre, l’assenza del perno di traiettoria sulle auto, permetteva alle macchinine anche di saltare su artigianali trampolini – di solito realizzati in cartone da noi ragazzini – e ricadere sulla pista per proseguire l’avvincente corsa. Per permettere alla pista di distinguere le auto garantendo al giocatore di mantenere il controllo anche in occasione del cambio corsia, le auto montavano le lamelle con diversi allineamenti/combinazioni (1-3, 2-3, 1-2-3) in modo da toccare solo alcuni “binari” delle corsie. Molto ingegnoso. Delle tre lamelle poste sulla corsia, una corrispondeva al “negativo” comune mentre le altre due erano assegnate una per giocatore. Giocando evidentemente sulla polarità elettrica, si obbligavano la macchinine a spostarsi contro il bordo della corsia di destra o di sinistra (mantenendo così la rispettiva corsia) e a spostarsi agendo appunto sul cambio della polarità. Ovviamente nelle curve non c’era possibilità di percorrerle all’interno in quanto la forza centrifuga le spingeva verso l’esterno.

Per aumentare il divertimento, una terza macchina detta “Ghost” in quanto a guida autonoma (niente di particolarmente sofisticato, procedeva con andatura costante cambiando ogni tanto corsia) veniva immessa sulla pista come ostacolo: nel traffico la gara diventava ancora più emozionante e combattuta.

Oltre alle automobili, in quegli anni Polistil produsse anche dei bellissimi camion con rimorchio. Si trovano ancora oggi su alcuni siti online di prodotti vintage. Vi immaginate una corsa tra camion che si sorpassano? Con Sorpasser era possibile provare il brivido.

Qualcuno ricorda ancora oggi la difficoltà nei sorpassi (in effetti nel momento del cambio corsia era possibile perdere un minimo di velocità) ma gli inevitabili rallentamenti causati dalle curve permetteva ai più abili lunghe staccate e sorpassi mozzafiato. Una curiosità: guardando correre le macchinine si potevano notare le scintille sui contatti che dovevano essere periodicamente grattati con la carta abrasiva per eliminare l’inevitabile ossidazione. Ricordo ancora il caratteristico odore di “impianto elettrico surriscaldato” quando giocavamo.

Sorpasser non è stato l’unico esempio di pista elettrica “alternativa”: Matchbox Turbo Sorpasso e la pista Champion della Polistil (quella per intenderci delle moto che si piegavano in curva) sono due illustri esempi. Ma torneremo a parlarne.

Sorpasser si può ancora trovare nei mercatini di giocattoli vintage usati o negli store online: sui cento euro è possibile trovare la confezione completa in discreto stato.

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