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Mangiadischi Wilco Corallo

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Con il termine “mangiadischi”, negli anni Sessanta e Settanta era comune indicare i giradischi elettromeccanici portatili. Il termine è giustificato dal fatto che i dischi in vinile venivano inseriti in un’apposita fessura: una volta spinti all’interno, venivano “intrappolati” dando così l’idea di essere stati “inghiottiti”.

In quegli anni ne furono prodotti moltissimi da altrettante aziende. Non erano destinati solamente ai ragazzi ma erano utilizzati anche dagli adulti. Alcuni modelli, visto il design avveniristico per l’epoca e i colori tipici dello stile di quegli anni delle plastiche con i quali venivano realizzati (era possibile trovarli rossi, gialli, arancioni eccetera), oggi sono considerati dei perfetti oggetti per collezionisti. I mangiadischi “Minerva” e “Penny” sono forse i modelli più iconici, disegnati dal noto designer Mario Bellini.

Permettevano la riproduzione di dischi in vinile a 45 giri (ed alcuni anche a 33 giri) di 7″ di diametro. Pensando al mangiadischi, non possiamo non ritornare con la memoria alla mitica sigla introduttiva delle Fiabe Sonore dei Fratelli Fabbri, commercializzate alla fine degli anni Sessanta: “A mille ce n’è, nel mio cuore di fiabe da narrar…”.

I mangiadischi funzionavano a pile in quanto prodotti portatili, anche se alcuni erano dotati, in aggiunta, della classica alimentazione tramite presa di corrente. Talvolta integravano funzioni di radio ed elementari regolazioni dell’audio (volume e tono) che veniva riprodotto dall’altoparlante integrato. Un giradischi portatile a tutti gli effetti.

Per scrivere questa scheda abbiamo preso come riferimento il mangiadischi della Wilco “Corallo”, che completava un trittico con gli altri due modelli della famiglia “Chicco” e “Pepito”. Una volta inserito il disco, l’audio partiva automaticamente. Funzionava in modo tale che, una volta inserito il disco da riprodurre, un meccanismo interno a molla, sollecitato dalla pressione del disco, lo fissava al piatto girevole il quale iniziava a ruotare mentre la puntina si posava dando così inizio alla riproduzione. Per estrarlo era sufficiente azionare una levetta posizionata sulla destra del lettore.

Non c’è molto di più da dire: i meccanismi all’interno erano molto semplici e basilari ma anche molto robusti. Tendenzialmente è possibile trovarli nei vari mercatini e, una volta puliti, rimosse le eventuali ossidazioni e verificata la testina e la cinghia di trasmissione, è possibile sentirli “suonare” con lo spirito e il calore di oltre cinquanta anni fa. Provare per credere.

I mangiadischi scompariranno progressivamente negli anni Ottanta per lasciare spazio ai più moderni riproduttori di audio cassette e poi di Cd.

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