Smiley, la faccina che sorride. Parliamo oggi di un gioco moderno per parlare di un’icona che risale agli anni Sessanta. Scopriamo la sua interessante storia?
La prima apparizione della “faccina sorridente” è riconducibile a Harvey Ball che la propone nel 1963 per una campagna della State Mutual Life Assurance, una compagnia di assicurazioni americana. Successivamente viene utilizzata anche dalla David Stern Inc., un’agenzia pubblicitaria di Seattle che la sviluppa per una campagna pubblicitaria per la Washington Mutual. Entrambi, però, non registrano l’opera.
Successivamente però, nel 1971, il giornalista francese Franklin Loufrani disegna la “faccina sorridente” per il quotidiano France-Soir, in occasione di una campagna di carattere sociale finalizzata a trasmettere sentimenti positivi di felicità. Nasce ufficialmente “Smiley” in quanto, per la prima volta, il nome e il marchio vengono ufficialmente registrati proprio da Loufrani. I diritti vengono inizialmente gestiti, così si legge sulla rete, attraverso la Knowledge Management International (KIM) sua azienda di proprietà. Sicuramente dal 1996 attraverso la “The Smiley company”, una brand licensing company con base a Londra, creata con il figlio e che ingloba tutti i diritti precedenti. Dal momento della sua nascita, il marchio viene concesso in licenza in tutto il mondo diventando uno dei principali fenomeni di merchandising della storia.
A parte le questioni storiche sulla paternità, dagli anni Settanta agli anni Novanta Smiley diventa un’icona riconosciuta in tutto il mondo come simbolo di libertà. Successivamente diventa anche il simbolo delle chat moderne sotto forma di prima emoticon.
Parliamo del gioco che la ritrae. Si tratta di Smiley Games, ideato da Emanuele Pessi e prodotto dall’azienda lombarda Creativamente Srl. Protagonista è proprio la nostra “faccina sorridente” concessa in licenza, ovviamente, della The Smiley company.
Nato nel 2015 e ancora regolarmente in vendita, offre la possibilità di giocare – da due a dieci giocatori – con cinque diversi giochi utilizzando le 48 carte colorate e i due caratteristici dadi in dotazione. Pensati per stimolare la memoria, i riflessi e la percezione visiva, richiedono anche un mimino di astuzia e strategia. I giochi sono “Trovami!”, “Mia!”, “Urla!”, “Questo e quello” e “Ultimo”.
Il nostro Smiley è stato incluso dall’artista di strada Banksy nelle sue opere Policeman (2003) e Grim Reaper (2005) ed è, da sempre, a tutti gli effetti protagonista anche nel settore della moda e nel design attraverso importanti partnership con marchi come Levis Strauss & Co, Supreme, Armani, Loewe, Zara, Moschino, Raf Simons, H&M, Eastpak, Dsquared2 e Adidas… solo per citarne alcune.
Nel 2005, la società ha annunciato la creazione della Smiley World Association, successivamente ribattezzata Smiley Fund e ora Smiley Movement, con l’obiettivo di devolvere una parte degli utili della società per finanziare progetti a sfondo sociale in tutto il mondo.