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Bai Bian Car Brick

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Girando per i mercatini dell’usato mi sono imbattuto in un piccolo gioco portatile dall’aria vintage che, onestamente, non conoscevo. Niente scatola, niente istruzioni e niente nome del fabbricante sulla scocca in plastica.

E’ il Car Brick “9 in 1” della Bai Bian, azienda asiatica che ha prodotto oltre a questo modello, a cavallo degli anni Ottanta e Novanta, altre versioni da due fino addirittura a 9999 giochi. Realizzati con plastiche di diverso colore (blu, rosso e giallo oltre al classico grigio), sono catalogabili come “brick games”, videogiochi che sono nati come cloni del famosissimo Tetris di Alexey Pajitnov e successivamente arrivati sul mercato con diversi giochi caratterizzati dal classico stile a “mattoncini” e quindi prodotti per vari dispositivi.

Lo schermo Lcd si divide in due parti: una rettangolare dedicata ai vari giochi dalla risoluzione classica per i “brick games” di 10×20 quadratini (appunto la stessa griglia utilizzata per Tetris) e uno spazio esterno dove sono riportati i dati e le informazioni di gioco. Il contrasto non è regolabile ed è pertanto necessario giocarci con un preciso angolo di visuale per evitare le tipiche distorsioni degli schermi di questo tipo.

L’audio è garantito da un piccolo speaker dal suono squillante, ma dal volume anche in questo caso non regolabile. E’ invece possibile scegliere, per ogni gioco, la velocità, il livello e il senso di rotazione del rispettivo pulsante.

I giochi contenuti, come detto, sono i grandi classici in stile “brick games”, soprattutto il Tetris riprodotto con il classico tema musicale. Altri giochi sono, per esempio, la corsa di macchine di formula 1 ed altri ispirati ai famosi Frogger, Breakout e Space Invaders e loro varianti, ritrovabili anche su alcuni telefoni di prima generazione con display bianco e nero o in diverse mini console “portachiavi” provenienti dall’oriente negli anni Novanta . Giocarci è comunque sempre molto divertente come a quei tempi, facendoci rivivere le emozioni di quando si giocava con il mitico Microvision della Milto Bradley o con il Game Boy di casa Nintendo.

A livello di restauro c’è stato poco da fare. Oltre ad un’approfondita pulizia che ha richiesto lo smontaggio completo, sono state rifatte tutte le saldature interne, puliti i contatti ossidati e sistemati i contatti nel vano pile che risultavano leggermente arrugginiti.

Si è rivelato invece necessario smontare il pannello Lcd in quanto molto sporco: si compone di diversi strati, tra i quali due fogli di plastica polarizzata montati a “sandwich”. Una volta puliti, sono stati rimontati con molta delicatezza in quanto i supporti del vetro erano scollati sui lati in corrispondenza dei contatti elettronici. Essendo fissato a pressione tra il case e il circuito elettronico sottostante, è stato sufficiente chiuderlo bene per garantire il funzionamento senza l’utilizzo di colla specifica che avrebbe potuto rovinarlo.

Ed ora, buona partita!

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