Il gioco “20Q” è un’interessante miscela di interattività e divertimento che ha catturato l’attenzione di molti appassionati di giochi elettronici. Ma non solo loro.
Sviluppato originariamente da Robin Burgener nel 1988 come esperimento di intelligenza artificiale – evidentemente ispirato ad un quiz radiotelevisivo degli anni quaranta chiamato “Twenty questions” – il 20Q è diventato famoso in tutto il mondo quando, nel 2004, è stata lanciata la versione elettronica portatile.
Questa piccola sfera di plastica trasparente, dalle dimensioni comode e dal design accattivante, promette di leggere nella mente del giocatore, indovinando un “qualcosa”(tratto dai più classici regni animale, minerale, vegetale eccetera) pensato nella mente dopo avergli posto una serie di domande.
Il funzionamento del 20Q è semplice quanto affascinante: dopo aver pensato, come detto, ad un “qualcosa”, il giocatore deve rispondere a una serie di venti domande attraverso i soli “SI”, “NO”, “SCONOSCIUTO” e “QUALCHE VOLTA” (queste ultime due una estensione del gioco originale): nel caso il 20Q non riuscisse a indovinare l’oggetto (e il più dalle volte riesce), procede con ulteriori dieci domande.
Basandosi su questi input, il gioco elabora le risposte e cerca di restringere progressivamente le possibilità fino a giungere alla possibile risposta, dimostrando una sorprendente capacità di “indovinare” quanto pensato dal giocatore.
Non è progettato per “imparare” in tempo reale, come farebbe un’applicazione moderna con apprendimento automatico ma, semplificando, utilizza semplici algoritmi di associazione per eliminare risposte incompatibili a mano a mano che il giocatore risponde.
Al suo interno contiene infatti un vasto set di dati pre-caricato con informazioni su migliaia di oggetti e categorie che gli permette di formulare le domande e associare le risposte a schemi già noti, restringendo progressivamente le possibilità.
Il concetto di questo gioco risale a un’idea ben più antica, conosciuta come “Twenty Questions” o “Gioco delle Venti Domande”, che nasce come passatempo verbale probabilmente praticato in varie forme già nei salotti europei del XVIII secolo. 
In questo caso, un gruppo di persone tenta di indovinare l’oggetto pensato da uno dei partecipanti, ponendo solo domande a cui si può rispondere con “sì” o “no”. Anche se le origini precise sono difficili da tracciare, versioni simili di questo intrattenimento sono state presenti in diverse culture, suggerendo una passione universale per l’indovinare e per le sfide mentali.
Nei decenni sono usciti versioni come giochi da tavolo e, come detto, anche una trasmissione televisiva andata in onda negli Stati Uniti dal 1949 al 1954.
Con il passare del tempo, e con l’avvento delle moderne tecnologie, il concetto delle “Venti Domande” ha subito trasformazioni significative, portando alla creazione di versioni elettroniche e digitali come il 20Q.
Mentre la versione classica si basa interamente sulle capacità mentali dei giocatori, le ultime versioni hanno visto l’introduzione dell’intelligenza artificiale per rendere il gioco ancora più affascinante. L’uso di algoritmi per il riconoscimento di schemi, l’accesso a una memoria elettronica di migliaia di combinazioni e ora l’AI, hanno reso possibile il passaggio dal gioco di gruppo al dispositivo portatile fino alle versioni online moderne.
Un esempio di un altro gioco che ha saputo conquistare gli appassionati grazie a un’idea simile è “Akinator”, una piattaforma online creata nel 2007 dai programmatori francesi Arnaud Megret e Jeff Deleau.
Dal punto di vista dell’intelligenza artificiale, Akinator utilizza un sistema di apprendimento automatico simile a quello di 20Q, ma si affina continuamente in base alle nuove risposte ricevute dagli utenti di tutto il mondo. Questa capacità di apprendimento permette al gioco di tenere il passo con i trend e le novità culturali, rendendolo particolarmente avvincente e sempre attuale.
Oggi, giochi che si ispirano a questa meccanica di gioco esistono sottoforma di app per smartphone o integrate in dispositivi come Alexa, dove l’intelligenza artificiale continua a evolversi e migliorare la sua precisione e l’interattività.
Il 20Q non è solo un gioco; rappresenta uno sguardo affascinante su come un concetto semplice, nato secoli fa come passatempo, si sia adattato alle tecnologie moderne, mantenendo intatto lo spirito di sfida e curiosità che lo ha reso famoso nel tempo. Per questo motivo la sua storia ha trovato un posto all’interno del nostro progetto.